
Ogni anno potremmo prevenire un tumore su tre semplicemente adottando stili di vita più sani. È questo il messaggio che arriva con forza dal congresso dell’American Society of Clinical Oncology, appena concluso a Chicago. Alimentazione equilibrata, movimento, peso sotto controllo, niente fumo e alcol: sono regole note da decenni, ma ancora poco seguite. Eppure, secondo i dati americani più recenti, quasi la metà delle morti per cancro sopra i 30 anni potrebbe essere evitata.
Tra i principali responsabili delle diagnosi troviamo:
- il fumo di tabacco (19,3% dei casi),
- il sovrappeso (7,6%),
- il consumo di alcol (5,4%),
- l’eccessiva esposizione al sole (4,6%),
- la sedentarietà (3,1%).
La forza della diagnosi precoce
Oltre allo stile di vita, uno degli strumenti più efficaci per ridurre la mortalità è la diagnosi precoce. In Italia esistono programmi di screening oncologico completamente gratuiti per il tumore al seno, al collo dell’utero e al colon-retto. Eppure, nel 2023, su quasi 16 milioni di persone invitate, solo 6,9 milioni hanno risposto. Il risultato? Oltre 50.000 diagnosi mancate tra tumori e lesioni precancerose che potevano essere trattate in tempo.
I test offerti gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale includono:
- Mammografia ogni due anni per le donne tra i 50 e i 69 anni.
- Test per il sangue occulto nelle feci ogni due anni per uomini e donne tra i 50 e i 70 anni.
- Pap test ogni tre anni o HPV-DNA test ogni cinque per le donne tra i 25 e i 64 anni.
Il problema dell’adesione (e delle disuguaglianze)
Oggi, in media, una donna su due non partecipa allo screening per il tumore al seno o alla cervice uterina, e due persone su tre rinunciano al test per il colon. A peggiorare la situazione, ci sono differenze regionali marcate: molte aree del Sud non sono ancora in grado di garantire l’invito a tutti gli aventi diritto.
Eppure, come sottolineano gli oncologi, aderire a questi programmi vuol dire:
- individuare i tumori prima che si manifestino con sintomi gravi,
- curare tempestivamente lesioni precancerose,
- aumentare le possibilità di guarigione,
- ridurre il dolore e l’impatto sulle famiglie,
- abbattere i costi per il sistema sanitario nazionale.
Una questione di consapevolezza
Il paradosso è evidente: da una parte ci sono liste d’attesa per esami spesso non necessari, dall’altra milioni di persone non accedono a test salvavita completamente gratuiti. Investire nella prevenzione significa migliorare la salute collettiva e rafforzare la sostenibilità del nostro sistema sanitario. Serve solo un gesto: accettare l’invito.