Sanità nel sud pontino, con il progetto Zero 48 addio alle liste d’attesa

Per i malati oncologici subito la Tac. «Ho messo in rete i reparti di Terracina, Aprilia, Fondi, Latina, Formia, Albano e Campus Bio-Medico», spiega Iacopo Carbone, direttore del reparto di Diagnostica avanzata per immagini dell’Icot 

Nella regione in cui le liste d’attesa sono da decenni una problematica incancrenita, esiste una realtà virtuosa che di fatto è riuscita ad azzerare i tempi che i pazienti oncologici e oncoematologici devono aspettare per sottoporsi a un esame specifico, come la Tac. Nel capoluogo pontino, all’ospedale Icot (una struttura privata convenzionata) è nato «Zero 48» che ha messo in rete i reparti degli ospedali di Aprilia, Latina, Fondi, Terracina e Formia, Regina Apostolorum di Albano laziale e in parte anche il Campus Biomedico di Roma. «Non ho inventato niente di nuovo – racconta Iacopo Carbone, “padre” di Zero 48 (il nome indica il codice di esenzione dei pazienti oncologici, ndr) e direttore del reparto di Diagnostica avanzata per immagini dell’Icot – mi sono solo messo nei panni di questi pazienti, i più danneggiati dalla pandemia da Covid, e mi sono chiesto cosa potessi fare per loro».

La risposta è stata prendere un giorno della settimana, nello specifico il venerdì, e dedicare tutti gli slot disponibili a chi deve controllare lo stato di avanzamento delle metastasi o gli effetti delle sedute di chemioterapia. Spostando in altri giorni i malati con altre patologie. Nonostante l’urgenza, che prevede soli 10 giorni tra richiesta e appuntamento, «prima i pazienti oncologici dovevano aspettare almeno 4-5 mesi per sottoporsi a una Tac – continua Carbone -. Oggi sono gli stessi medici che li hanno in cura che prenotano e non c’è nessuna attesa. E l’esame per loro è gratuito, grazie all’esenzione per malati oncologici».

Quando il progetto è partito, gli slot dedicati erano 25 ogni venerdì, oggi saliti a 45. «Ma vista la quantità di richieste che arrivano ne servono ancora altri. Nel Pontino si fanno 3mila nuove diagnosi di tumori ogni anno – spiega il medico dell’Icot -. Stiamo pensando infatti di inserire altri 40 slot dedicati nella giornata di sabato». Ma a volte, purtroppo, le realtà virtuose non bastano di per sé. E devono fare i conti con burocrazia e fondi insufficienti. «Il budget a disposizione per il 2023 sta per finire. La Asl non riesce a intervenire. Neanche la proprietà, che già lo scorso anno aveva messo a disposizione delle risorse (400mila euro, ndr) – spiega ancora Carbone -. Sono andato in Regione e si sono impegnati per aiutare il progetto, ma siamo ancora in attesa. Sono ottimista e motivato ad arrivare all’obiettivo».

Anche perché finanziare il progetto di diagnostica per immagini dell’Icot significa dare un senso alle terapie anti tumorali che vengono effettuate e che hanno un costo per il servizio sanitario regionale. «Se i pazienti vengono sottoposti alla chemio o alla radioterapia e poi non riescono ad avere accesso alla Tac, o in altri casi alla risonanza – conclude Carbone – non c’è di fatto monitoraggio dell’andamento della malattia. Stesso discorso per quei cittadini per i quali il medico ha un sospetto: meglio sarebbe se venisse confermato con una diagnosi precoce. Altrimenti tutto questo si traduce in uno spreco di risorse del servizio sanitario. E non certo in un risparmio».

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