Cancro: entro il 2050 si stimano oltre 18 milioni di morti nel mondo. E l’Italia?

Un recente studio internazionale pubblicato su The Lancet lancia un segnale d’allarme chiaro: nei prossimi 25 anni, il cancro continuerà a essere una delle principali cause di morte a livello globale, con numeri in costante crescita. In particolare, si stima che nel 2050 ci saranno oltre 30 milioni di nuove diagnosi e più di 18 milioni di decessi causati da tumori maligni. Un aumento che, secondo gli autori, è destinato a colpire soprattutto i Paesi più poveri e con sistemi sanitari fragili.

La tendenza globale: più casi, più morti

Analizzando i dati di 204 Paesi su 47 diverse tipologie di tumore, i ricercatori del Global Burden of Disease Study hanno osservato un incremento marcato sia nell’incidenza che nella mortalità legata al cancro tra il 1990 e il 2023. In questo periodo, i nuovi casi sono più che raddoppiati, arrivando a 18,5 milioni, mentre i decessi hanno registrato un aumento del 74%, toccando quota 10,4 milioni.

Le cause principali di questo trend? L’invecchiamento della popolazione e la crescita demografica, ma anche l’esposizione continua a fattori di rischio noti come fumo, dieta scorretta, sedentarietà, e inquinamento ambientale.

I Paesi più colpiti

Le proiezioni più gravi riguardano i Paesi a basso e medio reddito, in particolare in Africa, Asia e America Latina, dove le difficoltà di accesso alla prevenzione, alle cure e ai programmi di screening aumentano il rischio di diagnosi tardive e mortalità elevata. Queste aree, spesso segnate da instabilità politica ed economica, risultano particolarmente vulnerabili.

Tuttavia, secondo Francesco Perrone, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), è importante leggere questi dati considerando le profonde differenze tra le varie regioni del mondo. In Europa occidentale, così come in Nord America, il livello di prevenzione e trattamento è più elevato, con un impatto positivo sulla sopravvivenza.

Prevenzione: il nodo cruciale anche in Italia

Un dato particolarmente significativo che emerge dallo studio riguarda i fattori di rischio modificabili: oltre il 40% dei decessi per cancro a livello globale potrebbe essere evitato intervenendo su oltre 40 comportamenti e condizioni legate allo stile di vita.

In Italia, dove ogni anno vengono registrati circa 395.000 nuovi casi, il 51% riguarda persone over 70, mentre solo il 10% colpisce chi ha meno di 49 anni. L’invecchiamento della popolazione è un fattore inevitabile, ma molte delle cause che favoriscono lo sviluppo dei tumori sono prevenibili.

Perrone sottolinea come anche in Italia si faccia ancora troppo poco per contrastare l’inquinamento ambientale, promuovere uno stile di vita sano e aumentare l’adesione agli screening oncologici gratuiti. Fumo, obesità, abuso di alcol, scarsa attività fisica ed esposizione ai raggi UV restano tra i principali responsabili.

A questo si aggiungono i tumori legati all’ambiente lavorativo, causati da esposizioni prolungate a sostanze cancerogene, che nel nostro Paese sono stimati in circa 8.000 casi all’anno. Nei Paesi con standard di sicurezza più bassi, questi numeri possono essere molto più alti.

Il peso dei comportamenti e delle politiche sanitarie

Secondo i dati AIOM aggiornati al 2024, circa 80.000 decessi annui in Italia (su un totale di 180.000 per tumore) potrebbero essere evitati intervenendo su stili di vita scorretti, inquinamento e virus prevenibili con vaccino, come HPV ed epatite B.

Il quadro tracciato dallo studio di The Lancet non lascia spazio a dubbi: senza interventi strutturali e investimenti consistenti nella prevenzione, il peso del cancro sulla salute pubblica globale è destinato a crescere in modo drammatico.

Gli autori parlano chiaramente della necessità di rafforzare i sistemi sanitari, ridurre le disuguaglianze e destinare più risorse alla prevenzione. Eppure, in molti Paesi – Italia inclusa – queste azioni sono ancora insufficienti.

In Italia si investe ancora troppo poco nella prevenzione

Nel nostro Paese, solo il 6,8% della spesa sanitaria è destinata alla prevenzione (pari a 7,19 miliardi di euro nel 2021), una quota inferiore alla media europea (7,1%) e molto distante da nazioni come il Regno Unito (12,5%) o l’Austria (10,3%).

Inoltre, persistono problemi legati all’adozione di buone pratiche da parte della popolazione: un italiano su tre è in sovrappeso, uno su dieci è obeso, il 24% fuma regolarmente e la sedentarietà è in crescita costante, anche tra i più giovani. A ciò si aggiunge la scarsa partecipazione agli screening oncologici e l’utilizzo non ottimale dei vaccini disponibili per prevenire alcune forme tumorali.

Conclusione

Il futuro della lotta al cancro, sia in Italia che nel resto del mondo, passa per una maggiore consapevolezza e per investimenti concreti nella prevenzione. Le strategie per ridurre l’incidenza e la mortalità esistono già – dal miglioramento degli stili di vita alla diffusione degli screening – ma serve una volontà politica chiara e duratura per renderle davvero efficaci.

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